Idranti Antincendio
L’idrante antincendio è un presidio che eroga acqua in quantità sufficiente a domare ed estinguere un possibile incendio.
Infatti viene solitamente impiegato dalle squadre di soccorso antincendio (Vigili del fuoco) quando si rende necessario spegnere fiamme libere.
Questo sussidio è regolamentato dalla normativa europea UNI 10779.
In questa categoria proponiamo tutti gli idranti antincendio del nostro catalogo, spaziando da idranti soprasuolo, sottosuolo e a collo di cigno; senza tralasciare la gamma di accessori, come chiavi di manovra, chiusini e valvole, fondamentali per una corretta installazione degli stessi.
Clicca uno dei box qui sotto per visualizzare i prodotti oppure continua a leggere per conoscere le diverse caratteristiche degli idranti.
È doveroso sottolineare che gli incendi dominabili con l’idrante sono solo quelli in cui è utilizzabile l’acqua.
Quindi diventa inutilizzabile nei fuochi di classe:
- E – quelli in cui sono presenti impianti sotto tensione
- C – gas – e fuochi di classe
- D – metalli, con la sola esclusione di nitriti, nitrati, clorati e permanganati.
È inoltre indispensabile ricordare che l’idrante antincendio deve essere collocato in luoghi dove nulla possa ostacolarne l’accessibilità, e che è necessaria la massima cautela nell’utilizzo del getto che, se troppo violento, finirebbe per ottenere l’effetto inverso.
LE 4 TIPOLOGIE DI IDRANTE
Oltre alla differenziazione di tre classi di idranti antincendio, possiamo compiere un’ulteriore divisione iniziale nelle reti di idranti e naspi che possono essere definite ordinarie o all’aperto.
Le reti ordinarie
Esse sono a loro volta distinguibili a seconda della collocazione dei dispositivi in:
- Interne (idranti antincendio a muro dotati di naspi)
Utili per agire a distanza ravvicinata su un incendio all’interno di un ambiente in edifici lavorativi e residenziali. - Esterne (idranti antincendio soprasuolo e sottosuolo)
Collocati all’esterno degli edifici, da cui è possibile attingere per contrastare le fiamme esterne o qualora l’incendio si fosse unicamente sviluppato esternamente
La differenza principale tra reti ordinarie esterne e reti all’aperto risiede nella distanza che i dispositivi presentano rispetto all’edificio.
Reti a umido o a secco
È inoltre possibile distinguere ulteriormente le reti a seconda che l’acqua sia costantemente presente nell’impianto di tubazione oppure no.
- Sistemi di reti a secco
L’acqua non è permanentemente in pressione, ma le tubazioni vengono riempite nel momento in cui avviene l’attivazione antincendio dell’impianto stesso. - Sistemi di reti a umido
L’acqua è sempre presente in pressione all’interno dei tubi, così da poter essere utilizzata all’occorrenza.
Fatta questa premessa ora possiamo addentrarci più nello specifico, parlando di tre tipologie di idranti:
1. Idrante a muro UNI 45 e naspi
Comunemente conosciuti col nome di cassette antincendio, gli idranti a muro si compongono di:
- una cassetta murata o sporgente
- un rubinetto idrante
- una lancia
- una tubazione flessibile, raccordabile, denominata manichetta.
La tubazione ha un diametro di 45 mm, caratteristica che conferisce a questo tipo di cassetta l’appellativo di cassetta idrante UNI 45.
Un secondo prototipo di idrante a muro è costituito dai cosiddetti naspi ossia le cassette con tubazioni semirigide da 20 o 25 mm, provviste di un avvolgi tubo orientabile, con la tubazione già direttamente congiunta alla lancia e al rubinetto.
I naspi hanno chiaramente il pregio di una maggiore semplicità di impiego, ma una gittata idrica minore rispetto alle manichette oltre ad essere più ingombranti.
Entrambe le apparecchiature, idrante UNI 45 e naspi, hanno una lancia a tre effetti che permette di modificare il getto d’acqua, nonché di sospendere la fornitura d’acqua, in caso di necessità.
L’idrante a muro, deve essere conforme alla norma UNI EN 671-2, nel caso in cui sia situato all’interno degli edifici.
La normativa di riferimento per i naspi, è invece, la UNI EN 671-1.
2. Idrante sottosuolo
Questa tipologia di idranti antincendio viene interrata, come si intuisce dal nome.
Gli idrati sottosuolo sono manovrati manualmente per mezzo di una chiave da inserire in un dispositivo di forma pentagonale che apre e chiude la valvola di intercettazione.
Essi sono composti da:
- un corpo in ghisa (a protezione del quale è posto un pozzetto in cemento o un chiusino sempre in ghisa di forma ellittica, su cui si è posta una bocca d’uscita che consente il rifornimento di acqua)
- uno scarico antigelo
- da una flangia di congiunzione all’impianto di distribuzione
- da un attacco per il collegamento del cosiddetto “collo di cigno”, utilizzato per unire le manichette e la lancia di erogazione.
Rispetto agli idranti soprasuolo, presentano lo svantaggio di offrire una portata idrica decisamente inferiore, considerato che hanno una sola bocca, di dimensioni peraltro contenute (non più di 70 mm) per cui non consentono l’applicazione di più manichette contemporaneamente, oltre ad essere, ovviamente, meno accessibili rispetto ai primi.
Per questa tipologia di idrante la realizzazione deve seguire la disciplina dettata dalla normativa UNI EN 14229
3. Idranti soprasuolo
Gli idranti soprasuolo, detti anche a colonna, sono quelli che si trovano comunemente nei parcheggi, nelle aree industriali o all’esterno dei condomini.
Sono facilmente riconoscibili grazie alla vernice di colore rosso RAL 3000 (la stessa degli estintori) resistente agli agenti atmosferici e ai raggi ultravioletti, mentre la parte interrata è verniciata con catramina di colore nero.
Sono costituiti da
- un corpo in ghisa
- da uno scarico antigelo
- dal cosiddetto “cappellotto” – un dispositivo di forma pentagonale che apre e chiude la valvola di intercettazione mediante una “chiave di manovra”
- da una flangia di congiunzione all’impianto di distribuzione
- da due sbocchi per la connessione delle manichette.
Allo stesso degli idranti sottosuolo, sono posizionati ad una distanza suggerita tra 5 e 10 metri dal perimetro del fabbricato, in base alla sua altezza, e ad una distanza di massimo 60 metri l’uno dall’altro.
Ma a differenza di questi ultimi gli idrati soprassuolo si possono dividere in altre due tipologie:
- tipo A (senza linea di rottura)
Questo modello è suggerito quando l’idrante deve essere collocato in una zona in cui si ritiene quasi nullo il pericolo che venga urtato accidentalmente da un veicolo. - tipo C (con linea di rottura prestabilita)
Questo modello è suggerito quando al contrario esiste il pericolo che venga urtato accidentalmente.
Per questo il sistema di rottura fa sì che la parte soprasuolo e quella del sottosuolo dell’idrante rimangano separate assicurando così che l’idrante stesso resti chiuso anche in seguito al rovesciamento della parte soprasuolo.
QUALE TIPOLOGIA SCEGLIERE DI IDRANTE ANTINCENDIO?
L’idrante rientra nei presidi speciali che servono per erogare l’agente estinguente nella forma e nel modo voluto.
La gamma di questo specifico tipo di attrezzature antincendio attualmente disponibili sul mercato, come abbiamo visto, è piuttosto ampia e ricopre le esigenze più svariate.
Quelli più diffusi hanno attacchi UNI 25, 45 e 70 mm. Spesso si parla infatti di idrante uni 45 ed uni 70. Chiaramente per garantirne il corretto funzionamento, questi presidi devono essere oggetto di idonea e regolare manutenzione.
Per scegliere correttamente i presidi antincendio più adatti ad ogni locale è necessaria una progettazione fatta da esperti per questo se vuoi avere maggiori informazioni clicca qui.
LA NORMATIVA UNI 10779
La norma uni 10779 stabilisce l’uso e le caratteristiche degli idranti antincendio
La presenza di altri sistemi antincendio non esclude la necessità di installare una rete di idranti, a meno che l’acqua sia controindicata come agente estinguente.
La norma specifica i requisiti costruttivi e prestazionali minimi da soddisfare nella progettazione, installazione ed esercizio delle reti di idranti destinate all’alimentazione di apparecchi di erogazione antincendio.
Tali requisiti, in assenza di specifiche disposizioni legislative, sono fissati in relazione alle caratteristiche dell’attività da proteggere. La norma si applica agli impianti da installare o da modificare, a seguito della valutazione del rischio di incendio, nelle attività sia civili sia industriali. La norma non si applica nei casi in cui sia consentita la derivazione degli apparecchi di erogazione (naspi) dalla rete idrico-sanitaria a servizio dell’attività, senza separazione, dopo l’alimentazione, delle rispettive reti idriche.